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La storia di Borgo Podgora

BORGO PODGORA

 

Borgo Podgora nacque nel 1927 col nome di «Villaggio operaio a Sessano».

Esso faceva parte di quel gruppo di impianti e di lavori preliminari che il Presidente del Con­sorzio di Bonifica di Piscinara, ing. Natale Prampolini, propose al Governo con relazione in data 5 marzo 1927 a firma degli ingegneri Enrico Nasi ed Alberto Con­forti.

In quella relazione l'ing. Prampolini proponeva anche la costruzione di un raccordo ferroviario al­la Stazione di Sermoneta‑Bassiano (sulla linea Ro­ma‑Velletri‑Terracina), la costruzione di impianto per estrazione di pietrame e preparazione di pietri­sco e sabbia al Monticchio di Sermoneta, la costru­zione di una ferrovia Décauville, con trazione elet­trica e a vapore, per la distribuzione dei materiali alla zona dei futuri lavori, la costruzione di un gruppo di officine e rimesse in località Quadrato e la costruzione di un gruppo di fabbricati di ser­vizio a Cisterna.

 

Ed ecco il testo integrale della Relazione al Progetto del lotto N. 6: Villaggio operaio a Sessano.

 

Scopo ed ubicazione

«Il Villaggio operaio», che si progetta di co­struire in località Sessano, ha lo scopo immediato di provvedere di alloggi comodi ed igienici gli operai addetti ai lavori e di costituire in un secondo tempo un nucleo di abitazioni stabili che favori­ranno lo sviluppo agricolo e demografico della zona.

Il villaggio sarà costruito al centro di una zona nella quale si svolgeranno i lavori di grande mole, che richiederanno l'impiego di numerosissimi ope­rai, i quali non potrebbero trovare ricovero perché, mancano le abitazioni in luogo; i paesi sono molto lontani e non esistono strade o mezzi di co­municazione.

Abbiamo fissata la località Sessano perché, co­me sopra accennato, è molto comoda ai lavori; di­venterà un nodo stradale di prima importanza; igienicamente è una delle migliori che attualmente si potessero scegliere; è in prossimità di cave di pozzolana e tufo ed ha il sottosuolo ricco di buona acqua potabile. Sotto il punto di vista agrario poi, si presta ad una facile ed immediata utilizzazione.

 

Composizione del villaggio

Il “Villaggio” sarà costituito di:

a) Sette case per cinquanta operai ciascuna;

b) Fabbricato per ambulatorio ed abitazione del medico;

e) Fabbricato per dispensa viveri ed abitazione de­gli addetti al servizio;

d) Caserma per i Carabinieri;

e) Fabbricato per ufficio, magazzino ed abitazione del personale del Consorzio (future scuole);

f) Oratorio.

Oltre a questi fabbricati farà parte del villaggio una casa cantoniera doppia, che però non è compresa nel presente lotto, ma fa parte di quello della strada Via Appia‑Passo Barabini.

 

Case operai

Sono fabbricati capaci di alloggiare cinquanta operai in dormitori comuni, con servizio di cucina. refettorio e dispensa.

Siccome lo scopo definitivo e permanente dì questi fabbricati è quello di essere adibiti a case coloniche per dare impulso alla trasformazione agraria del terreno bonificato, nello studio del tipo abbiamo tenuto sopratutto presente questa futura destinazione, cercando di conciliare anche le esigenze di quella immediata.

Per questa prima destinazione gli alloggi saranno costituiti al piano terreno dei sei locali per cucina, dispensa, refettorio e dormitorio per tren­ta persone, al piano superiore da quattro stanze, pure da adibire a dormitori capaci di oltre venti persone. In un piccolo locale, addossato al fabbricato, sono ricavate le latrine ed i servizi ac­cessori.

Annessi al caseggiato, ma da esso isolati, sono il lavatoio per le pulizie personali e della bianche­ria, il forno ed una tettoia per deposito attrezzi.

A lavori finiti questi caseggiati forniranno i locali per l’abitazione per una famiglia di coltiva­tori nonché quelli da adibirsi a porticato e stalla per il ricovero di trenta capi di bestiame.

 

Ambulatorio ed abitazione del medico

E' un fabbricato a due piani, di tipo civile, a pian terreno del quale solo i locali per la visita medica, il dispensario farmaceutico, l'infermeria e la stanza da letto per l'infermiere.

Il piano superiore, completamente indipenden­te, è composto di sei vani divisi in due appartamentini, uno di quattro ed uno di due stanze, ol­tre i bassi comodi.

 

Dispensa viveri

E' un fabbricato, costruito in muratura, di ca­rattere stabile, a due piani. Il piano terreno è composto di quattro vani adibiti a locali di ven­dita, stanza da mangiare, cucina e magazzino; il piano superiore, di cinque vani, sarà adibito ad alloggio del dispensiere ed avrà tre stanze a dispo­sizione di persone di passaggio.

 

Caserma Reali Carabinieri

Per la stazione, dei RR. CC. abbiamo previsto la costruzione di un fabbricato a due piani, in mu­ratura, pure di carattere stabile.

Al piano terreno sono ricavati: una saletta, la mensa per i carabinieri, la cucina e due guardine.

Al piano superiore: l'ufficio e l'alloggio per il comandante la stazione e la camerata per i cara­binieri.

Annessa alla caserma è la scuderia per i cavalli dei carabinieri: in essa e sotto le tettoie annesse troveranno posto anche i cavalli ed i veicoli dì servizio del Consorzio.

 

Fabbricato per il personale del Consorzio

Nello studio di questo fabbricato abbiamo te­nuto presente non solo la destinazione attuale, ma anche la possibilità di trasformarlo in edificio sco­lastico.

Al piano terreno abbiamo previsto due locali ad uso ufficio e magazzino. al piano superiore un piccolo alloggio per un impiegato e stanze per as­sistenza isolati.

 

Oratorio

Abbiamo preveduto un piccolo oratorio, per l’assistenza spirituale degli operai, senza la pretesa di fare una vera e propria Chiesa. Si è avuta la preoccupazione di mantenere la spesa nei limiti più ristretti possibili e quindi la costruzione ha dovuto essere ridotta a proporzioni molto modeste.

 

Impianto acqua potabile

La provvista dell'acqua, che si trova abbondante e di ottima qualità nel sottosuolo, sarà fatta a mezzo di un pozzo tubolare spinto fino alla pro­fondità di m. 20: una pompa comandata elettrica­mente, ma azionabile anche a mano per eventuali interruzioni di corrente, servirà a sollevarla in un serbatoio in cemento armato della capacità di mc. 10; da questo serbatoio, a mezzo di apposite tuba­zioni, verrà distribuita alle abitazioni, al lavatoio ed alle fontanelle dei piazzali.

La dotazione dell'acqua è calcolata abbondan­temente per tutti gli operai presenti durante i lavori, poiché saranno disponibili almeno cinquanta litri di acqua al giorno per persona.

L'acqua sarà sufficiente anche in avvenire per la popolazione del villaggio, anche quando questa sarà di qualche centinaio di anime.

Il Villaggio avrà l'impianto di illuminazione elettrica.

Non entriamo in descrizioni di dettaglio che sarebbero lunghe e faraginose, rimandiamo invece ai tipi allegati dai quali si può ricavare ogni rag­guaglio e dato concernente le opere progettate. Tut­te le costruzioni sono state studiate con rigorosi cri­teri di economia, ma rispondenti ai dettami della igiene, dei quali si è tenuto il massimo conto.

I tipi delle strutture sono quelli che normal­mente si usano nella zona e che anche a nostro esame sono risultati i più convenienti; le murature saranno in tufo e malta di pozzolana e calce, li­state di mattoni.

Le coperture per i caseggiati operai, che han­no il tetto di portata notevole e per la costruzione dei quali sarebbe occorso forte impiego di legna­me, sono state previste in "eternit" oltre che per ragione di convenienza anche per uniformarsi alle recenti disposizioni ministeriali in materia.

 

Valore residuo

Il calcolo del valore residuo delle costruzioni è stato fatto dividendole in due categorie: quelle che saranno trasformate in fabbricati rurali e quel­le destinate ad essere adibite a scopi dì pubblica utilità. Per le prime, come al solito, abbiamo pre­veduto una spesa di adattamento pari al 5% del valore di stima ed abbiamo fatta una svalutazione del 5% per deperimento ed una deduzione del 51,19% corrispondente ai sussidi che lo Stato accorda per le costruzioni rurali nell'Agro Pontino.

Per la dimostrazione del modo con cui fu cal­colata questa percentuale, rimandiamo all'apposito allegato al lotto n. 2.

Abbiamo considerati come destinati a scopi di pubblica utilità l'Oratorio, la caserma dei Carabinieri, l'ambulatorio, il fabbricato che sarà ridotto a scuola e l'impianto di acqua potabile: data tale destinazione il Consorzio, a lavori ultimati, rinun­cerà alla loro proprietà e quindi non calcola per essi alcun valore residuo.

Roma, 5 marzo 1927

Il Presidente:  f.to Prampolini

Gli Ingegneri: f.to Nasi - f.to Conforti”[1].

 

Il Progetto per il Villaggio di Sessano fu approvato con Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici n. 6920 in data 9 settembre 1927. Il collaudo di tutte le opere finite fu approvato con Decreto del Ministro Agri­coltura e Foreste n. 5306 in data 16 luglio 1934.

 

Il villaggio di Sessano per oltre cinque anni fece parte del comune di Cisterna di Roma. Con la costitu­zione del nuovo comune di Littoria, passò a far parte del nuovo comune.

 

A tutti questi lavori si pose mano nello stesso anno 1927, impiegando ogni possibilità locale in un ambiente naturale di completo abbandono e di malaria.

Il villaggio di Sessano costituì un cantiere a sé stante. E’ stato il primo borgo ad essere costruito con la bonifica: esso ha segnato il primo passo nell'avanzare della Bonifica nella pa­lude, venendo così a costituire la base iniziale di partenza dell'attività da svolgere.

 

“E' evidente il carattere di testa di ponte che al villaggio si volle dare nel complesso quadro della organizzazione tecnica e logistica occorrente per la esecuzione delle opere: questa testa di ponte fa­ceva capo al centro amministrativo che contempo­raneamente il Consorzio costruiva alla periferia dell'abitato di Cisterna.

La presenza in luogo di banchi di tufo e di poz­zolana sono state le ragioni principali che hanno permesso di iniziare la costruzione dei fabbricati di questo villaggio fino dai primi mesi dell'anno 1927. La posizione prescelta era, rispetto agli stagni e agli acquitrini, relativamente alta e dominava le altre zone adiacenti.

Le non lievi difficoltà dell'accesso alle terre da bonificare consigliarono di usufruire di una pista demaniale preesistente, che si dipartiva dall'Ap­pia presso Cisterna e, dopo un percorso di poco più di sette chilometri dal bivio, attraversava il luogo ove doveva sorgere il villaggio. Que­sta pista rappresentava allora l'unica via di comu­nicazione col mondo cosiddetto civile.

Tra Cisterna e Sessano, e anche più oltre fino ai Pantani di Foce Verde, il terreno era suddiviso in tante cosiddette “Riserve”, zone amplissime de­limitate da staccionate alla romana e adibite all'allevamento del bestiame brado (specialmente bu­fali e bovini di razza maremmana) o al pa­scolo di greggi provenienti dall'Abruzzo e dalla Ciociaria, che si stabilivano in palude per il pe­riodo invernale”.[2]

 

I lavori, iniziati nel 1927, compresero un primo gruppo di fabbricati, precisamente: al centro gli edifici de­stinati alla scuola, la dispensa - la bottega dove si vendevano generi alimentari e generi diversi -, il forno, la futura caserma dei Carabinieri con scuderia annessa, il fabbricato per i servizi sani­tari e infine una casa cantoniera doppia; in periferia, sette centri colonici formati dalla casa con alloggio e stalla, magazzino, porcile, forno e pollaio. Di questi grandi caseggiati sei furono adibiti immediatamente ad alloggio degli operai addetti ai lavori, mentre uno venne adibito a centro aziendale di un podere sperimentale per le colture cerealicole e per gli erbaggi autunno-invernali per l’allevamento del bestiame bovino tabulato. L'attività di questo primo Campo Sperimentale, impiantato dal Consorzio di Bonifica di Piscinara con la guida del prof. Azimonti, fu seguita da quella dei campi sperimentali creati negli altri villaggi. Quando intervenne l'Opera Nazionale per i Combattenti ad eseguire la totale trasforma­zione fondiaria dell'Agro Pontino, i campi speri­mentali vennero da essa rilevati e divennero altret­tanti poderi delle Aziende Agrarie Pontine.

 

La costruzione di questo insieme di fabbricati venne affidata all'Impresa Pietro Giampaoli di Roma, alla quale il Consorzio di Bonifica facilitò mol­to il lavoro con binari di servizio che assicurarono il raccordo fra le cave di tufo e di pozzolana ed i singoli cantieri di costruzione dei fabbricati del villaggio.

Nella seconda metà dell'anno 1928, con piccoli cottimi relativi alla sola mano d'opera ed affidati a cottimisti locali, furono co­struiti direttamente la sede del dopolavoro con sa­lone per il cinematografo, la chiesa, la canonica e la cabina elettrica.

Queste opere integrarono quelle del progetto Nasi-Conforti del 5 marzo 1927 nel quadro della bonifica integrale che si faceva in quegli anni sempre più perfezionato sotto le direttive del Governo.

Le necessità della vita civile, rappresentate dalla chiesa (che si sostituì all'oratorio previsto nel progetto origi­nale) e dal “dopolavoro” con la sala cinematografica, vennero riconosciute della stessa importanza delle necessità economiche ed igieni­che, che fino ad allora erano state considerate le sole per le quali lo Stato dovesse intervenire con opere pubbliche di bonifica.

Per la costruzione dei villag­gio di Sessano, la Direzione del Consorzio costituì un'apposita unità tecnico‑amministrativa chiamata “Cantiere di Sessano”, a capo della quale fu posto il geom. Carlo Ganelli di Cisterna, coadiuvato dall'assistente Elisio Cecchini e dal con­tabile Giovanni Olimpio.

Al centro del villaggio venne perforato un pozzo tubolare per il rifornimento dell'acqua, occorrente in un primo tempo per i lavori e successivamente per gli usi civili. Accertata la potabilità dell'acqua, con tubazioni me­talliche fu allestita una completa rete di distribuzione, che dal serbatoio di carico costruito entro la torretta del fabbricato della fu­tura scuola, la portò non soltanto ai fabbricati del centro, ma anche e con abbondanza, ai caseggiati colonici di periferia.

Questa fu una necessità inderogabile, poiché non appena questi fabbricati risultarono completati, vi presero alloggio le squadre di operai venute da ogni parte d'Italia e particolarmente dall'Abruz­zo, dall'Emilia, dal Napoletano e dal Veneto.

Non appena ultimata la costruzione del fabbri­cato per i servizi sanitari, comprendente un moderno ambulatorio, nonché della abitazione del medico e di quella del personale paramedico, il medico e gli infermieri dell'Istituto Antimalarico Pontino vi impiantarono un posto distaccato, in modo che agli operai ed alla popolazione locale fosse assicurata l'indispensabile assistenza contro gli insidiosi attacchi della malaria.

Nella dispensa e nel forno Enea Leonardi e Cesare Salvatori di Cisterna iniziarono subito la loro attività, rifornendo di viveri e di generi di consumo le squadre di operai e le famiglie dei tecnici e degli impiegati.

Il fabbricato destinato alla scuola elementare, che doveva, in un primo tempo, servire per alloggio del personale impiegatizio, per la rapida progressione dei lavori e l’insediamento in luogo di famiglie di bonificatori, fu attrezzato rapidamente dal Consorzio dì Bonifica, cosicché fin dall' anno scolastico 1929/30 iniziò il corso regolare d’insegnamento: la prima maestra è stata la signora Scaravelli di Reggio Emilia ed i primi scolari furono al­cuni bambini dei bonificatori ed altri della popolazione locale; i bambini dei pastori, dei butteri, dei macchiaroli venivano alla scuola dalle lontane umili capanne delle lestre, nelle quali risiedevano con le loro famiglie.

Alla organizzazione dell’insegnamento provvide l'Ente per le scuole dei contadini dell'Agro Ro­mano sotto la direzione del prof. Marcucci, bene­merito pioniere della istruzione popolare.

La Chiesa, il primo edificio religioso costruito dalla bonifica, fu edificata nel 1928, nel secondo gruppo di lavori del villaggio e fu aperta al culto alla fine del 1929, dopo che il Consorzio di Bonifica l'aveva completamente arredata.

Per assicurare il servizio religioso nei giorni fe­stivi, vennero presi accordi con il Vescovo di Velletri sotto la cui giu­risdizione ricadeva buona parte del territorio di bonifica; a seguito di tali accordi un automobile dei Pionieri prelevava il sacer­dote, che era il parroco di Rocca Massima, lo con­duceva alla Chiesa del villaggio e poi, terminato il servizio religioso, lo riaccompagnava a casa.

Ultima ad entrare in servizio fu la sede del Do­polavoro con l'annesso ufficio postale e con il sa­lone cinematografico; gli uffici della Bonifica prov­videro alle rappresentazioni cinematografiche, che venivano effettuate una volta la settimana a turno per ogni villaggio o cantiere. Venne perciò orga­nizzato un apposito servizio che faceva capo all’im­piegato Clinio Leonardi; questi caricava sulla sua motocarrozzet­ta la macchIna da proiezione unitamente alle sca­tole con le pellicole che settimanalMente la Dire­zione prendeva a nolo a Roma.

 

Il 15 novembre 1931, nel piazzale antistante la Chiesa del Villaggio Sessano, si svolse la cerimonia per il conferimento di una medaglia al Senatore Natale Trampolini.

Il riconoscimento, dato dal Regime all'Ing. Natale Prampolini per la sua opera in Agro Pontino, prese motivo dal fatto che egli aveva ottenuto che nei villaggi di bonifica sorgessero ampie e bene attrezzate scuole elementari; gli fu conferita perciò la medaglia d'oro dei benemeriti della Pub­blica Istruzione, la cui consegna fu fatta dal Sottosegretario alla Agricoltura Arturo Marescalchi.

Convennero a Sessano autorità locali e pionieri della boni­fica, familiarmente stretti intorno al decorando in un raduno intimo che per la prima volta riunì una piccola folla di boni­ficatori festanti.

All'Ing. Prampolini, che era accompagnato dalla Consorte e dal figlio Domenico (scomparso poi immaturamente pochi anni dopo in giovanissima età), facevano corona i suoi collaboratori tecnici di ogni grado (gli ingegneri Pancini, Orefice, Nasi, Mia­ni, Terzi, Romagnoli, Comba, il prof. Azimonti, consulente agra­rio, i geometri Bortolotti, Rangone. Modonesi e molti altri, nonché assistenti e semplici pionieri) e alcuni collaboratori amministrativi (il Rag. Cinti, Segretario del Consorzio di Boni­fica e il Rag. Casali); della Deputazione del Consorzio erano presenti il geom. Antonio Zampini di Cisterna, il Sig. Angelo Marini, comproprietario della tenuta di Sessano, l'Avv. Giovan­ni Pedicini, Presidente delle “Università Agrarie” di Sermo­neta, di Bassiano e di Cisterna.

Il Sottosegretario On. Marescalchi era a sua volta affiancato da funzionari del Ministero dell'Agricoltura e Foreste e del Ministero della Pubblica Istruzione: tra questi il Prof. Mar­cucci, ben noto ai Pionieri per essere il Direttore delle scuole per i contadini dell'Agro Romano.

Era presente anche il Comm. Filippo Salvatori, capo della Amministrazione comunale di Cisterna.[3]

Dieci anni dopo questo primo riconoscimento, l'In­gegner Prampolini venne premiato per la sua opera di bonificatore col titolo no­biliare di Conte del Circeo.

 

Con Regio Decreto del 22 settembre 1932 fu costituito il Comune di Littoria: “Con zone di territorio da staccarsi dai Comuni di Cisterna di Roma e di Sermoneta, è costituito, in provincia di Roma, un nuovo comune con denominazione “Littoria” e sede del capoluogo nella località “Quadrato”. Il Villaggio Sessano quindi viene compreso nel territorio del nuovo Comune.

 

A seguito di deliberazione del febbraio 1933, adottata dal Podestà Valentino Orsolini Cencelli, il villaggio assunse il nome di Borgo Podgora a ricordo dell'insanguinata collina che nei pressi di Gorizia vide il sacrificio di mi­gliaia di combattenti della prima guerra mondiale negli anni 1915‑1916.

Il Monte Podgora fu de­finitivamente conquistato dalle armi italiane, dopo un combattimento durato violentissimo per tutta la notte, il 6 agosto 1916, nel corso della cruenta “Battaglia di Gorizia”, la sesta battaglia dell'Isonzo.

Questa battaglia si concluse con la conquista del­la città di Gorizia da parte dei soldati italiani il 9 agosto 1916.

“Quando al villaggio di Sessano fu cambiato il nome in Borgo Podgora erano trascorsi quasi 6 anni dall'inizio della sua costruzione ed i Pionieri “della Piscinara” si erano già affezionati al vecchio nome che aveva indicato la nuova opera di bonifica con la denominazione che da molti secoli designava una squallida località della piana palu­dosa.

Molti di questi pionieri erano però stati combattenti nella guerra 1915‑18 e ben sapevano come fossero degni di ricordo i caduti del Podgora, per cui il cambio del nome del loro primo villaggio fatto per onorare quei caduti fu motivo di commozione e di orgoglio. I Pionieri sentirono di essere vera­mente i continuatori dei combattenti; questi, con il loro sacrificio restituirono all'Italia la Venezia Giulia, i Pionieri con analoga dura lotta contro la malaria, ridonavano all'Italia l'Agro Pontino sottraendolo alla Palude.

Nel 1932 affluirono nei nuovi poderi della zona i coloni provenienti dall'Italia Settentrionale, pur essi ex combattenti; in loro il nome di Sessano non destava alcun interesse, mentre quello di Borgo Podgora suscitava commossi ricordi come negli uo­mini “di Piscinara”.[4]

 

 



[1] In “Economia Pontina”, Ottobre 1964

[2] Borgo Podgora: La sua costruzione quale Villaggio di Bonifica (Sessano). Ricordi e appunti di Giovanni Bortolotti, in “Economia Pontina”, Latina, Ottobre 1964

[3] Cfr. Economia Pontina, Latina, ottobre 1964

[4] C. Romagnoli, Borgo Podgora: la sua nascita ed il perché del suo nome, in: Economia Pontina, Latina, 0ttobre 1964