X

La storia di Latina Scalo

LATINA SCALO
già villaggio Littoria-Stazione

 

Appena fu assicurato il prosciugamento dei ter­reni, che fino allora avevano costituito l’uso civico della comunità di Sermoneta, l'Università Agraria, avvalendosi della organizza­zione del Consorzio di Bonifica, dispose, per prima in Agro Pontino, la trasformazione fondiaria, con­sistente nella costruzione di 135 poderi, ognuno della superficie da otto a dodici ettari, per un to­tale di circa 1.100 ettari. I poderi erano completi di case coloniche con accessori vari ed erano ser­viti da strade poderali di collegamento regolar­mente massicciate.

Per la nuova popolazione rurale, il Consorzio di Bonifica di Piscinara costruì nel 1931‑32 tre scuole in aperta campagna.

La prima scuola fu costruita nel 1931, due anni abbondanti prima del Villaggio “Littoria-Ferrovia”, al servizio dei figli dei coloni di Sermoneta che si stavano trasferendo ni poderi dell’Università Agraria “Umbertgo I”. Sorse all’incontro della strada di bonifica che dalla Stazione di Ser­moneta va alla Via Appia con la strada. pure di bonifica, denominata Murillo, nel luogo ove in tempo di poco successivo sorse il Villaggio Consor­ziale di Littoria-Stazione.

La seconda venne co­struita in località Uccellara, sulla strada omonima aperta nel 1932 dall’Opera Nazionale Combattenti a sud della Via Appia a poco più di un chilometro da Tor Tre Ponti, con l’intento di sostituire la fatiscente scuola di Tor Tre Ponti.

La terza scuola fu costruita in località Santa Fecitola e preci­samente all'incontro della strada di bonifica detta “delle Congiunte” con la strada di bonifica che da Tor Tre Ponti va al Picarello.

La scuola rurale del Villaggio operaio di Doganella, la cui costruzione era da poco ultimata, serviva, fra gli altri, anche i ragazzi dei coloni sermonetani delle zone appoderate dall’Università Agraria di Sermoneta nelle ex riserve di Sant’Angelo, Bottagone, Gialla, San Bartolo­meo, Fratte Colanferne, tutte situate nelle vicinanze di Doganella.

La scuola poderale del Murillo, che fu poi incor­porata nel Villaggio di Littoria Scalo, venne chia­mata con il nome di Scuola della Carrara perché adiacente alla riserva omonima ove venne effettuato l'appoderamento dell'Università Agraria di Sermoneta; questa scuola serviva ai ragazzi di questa riserva e di quelle limitrofe denominate Brivolco e Fontana Murata.

La scuola poderale di Santa Fecitola serviva ai figli dei coloni dell'appoderamento di gran parte della zona della Bassa di Piscinara. La costruzione della scuola di Santa Fecitola venne affidata ad una ditta di Ancona perché effettuasse un singolare esperimento, consistente nell'impiego di mattoni di argilla cruda, fortemente compressi da apposite macchine. L'esperimento non ebbe se­guito, in quanto risultò assai più oneroso del pie­trame e del pietrisco calcareo abbondantemente di­sponibili nella zona.

Un'altra scuo­la rurale, estranea alle opere di bonifica, funzio­nava in un locale di fortuna nei pressi della Sta­zione ferroviaria di Sermoneta‑Bassiano; a questa scuola facevano capo i ragazzi dei nuovi poderi ricavati dalle riserve del Ciocco, Vigne di Pizzi, Trentossa, Ponte Novo.[1]

La scuola poderale dell'Uccellara sorgeva su un terreno dell'Opera Nazionale Combattenti; ad essa però facevano capo anche i figli dei coloni di Ser­moneta, abitanti nei poderi vicini a Tor Tre Ponti.

I ragazzi abitarti nei poderi della zona chiamata Piccarello, data la vicinanza con la nuova città di Littoria ne frequentarono le scuole pubbliche.

Per sommi capi questo è il quadro completo delle scuole che fin dal 1931‑32 ospitarono i ragazzi delle famiglie sermonetane che, tra mille difficoltà, in quel periodo si andavano trasferendo nei nuovi poderi appena sottratti alla palude.

 

 

L'ambientamento dei coloni di Sermoneta, immessi nei nuovi poderi durante il 1932, avvenne su­perando non poche difficoltà e richiese il concorso della buona volontà di tutti. A ciò contribuirono notevolmente le scuole.

La nuova popolazione rurale abbisognava però dei servizi civili che i criteri della bonifica inte­grale, affermatisi con la legge dei 1933, mettevano in primo piano come opere pubbliche di bonifica, al pari dei canali e delle strade.

Il Consorzio della Bonifica di Piscinara, che per incarico dell'Università Agraria di Sermoneta aveva costruito i nuovi poderi quali opere private di bonifica, si affrettò pertanto a redigere, nei primi mesi del 1933, il progetto per un villaggio, che comprendesse i sopra accennati servizi civili: l’assistenza sanitaria, la dispensa, il dopolavoro. ecc.

Questo progetto, che ebbe la sigla “Lotto 91” fu presentato in data 1° Agosto 1933 e le opere rela­tive iniziarono al principio del 1934: esse fu­rono finanziate dal Governo come opere pubbliche di bonifica, stabilendo per ciascun fabbricato la futura destinazione definitiva.

Il villaggio prese il nome ufficiale di “Littoria-­Scalo” e venne completato nel primo semestre dell’anno 1934. Nel frattempo il Consorzio della Bonifica di Piscinara si trasformò nel “Consorzio di Bonifica di Littoria, cosicché risulta che il progetto del Villaggio è redatto dal Consorzio di Bonifica di Piscinara, mentre gli atti di liquidazione e di collaudo risultano redatti dal Consorzio di Bonifica di Littoria.

Contrariamente a quello che si è verificato per gli altri villaggi consorziali, il vil­laggio di Littoria Scalo è sorto quando i lavori del­la bonifica idraulica e della rete stradale erano già nella quasi totalità ultimati, mentre, un imponente fervore di opere di trasformazione Agraria si an­dava estendendo in ogni parte del comprensorio di bonifica per mettere nel più breve tempo possi­bile in valore i terreni prosciugati.

 

L'esigenza di idonei servizi civili era particolar­mente sentita dai coloni dell’Università Agraria di Sermoneta, in quanto si trattava di gente che da molti secoli abitava in paese in uno stretto agglomerato di case.

Questa gente, per un fenomeno atavico dovuto al pericolo ormai debellato della malaria, era d'altra parte molto ostile al soggiorno in campagna.

Il complesso dei poderi sermonetani non forma­va però un corpo unito, ma era sparso nella piana in appezzamenti più o meno vasti (le vecchie ri­serve) distanziati fra loro; da Doganella queste terre arrivavano addirittura al Picarello, a poco più di un chilometro ad oriente della nuova città di Littoria .

Un gruppo rilevante di questi poderi, e precisa­mente quello sorto sulle riserve di Trentossa, di Ponte Novo, dell'Irto, della Carrara, di Fuga Se­menza, del Brivolco e di Fontana Murata, si tro­vava in prossimità della Stazione ferroviaria di Lit­toria sulla ferrovia Direttissima Roma‑Napoli, Stazione che era in corso di costruzione durante i lavori di appoderamento (1931‑32).

Fu questo notevole gruppo di poderi a suggerire la convenienza di far sorgere il villaggio sulla già  costruita strada di bonifica collegante Sermoneta con la Via Appia; fu lasciato mezzo chilo­metro circa fra il villaggio e la ferrovia stessa onde lasciar posto al successivo sviluppo che avrebbe avuto il nuovo centro favorito dalla prossimità del­la Stazione, previsione questa che si è poi ampia­mente avverata.

 

I fabbricati costruiti dal Consorzio nel 1934 furono:

 

Un fabbricato per assistenza sanitaria, formato di locali per ricovero infermi, ambulatorio, sala di degenza e abitazioni per il me­dico e per gli infermieri, nonché l’annesso piccolo rustico con magazzino, autorimessa, tettoia con sottostante lavatoio.

Un fabbricato per dispensa e piccola locanda comprendente a pianterreno due ne­gozi, di cui uno con magazzino, la dispensa con cucina, e altri servizi; al piano superiore, camere di alloggio con i servizi ausiliari non­ché l'abitazione per la famiglia del dispensiere, nonché l’annesso rustico con magazzino, autorimessa, tettoia con sottostante lavatoio.

- Un fabbricato per forno, comprendente al piano terreno un locale per la lavorazione del pane ed un magazzino per la farina, ed al piano su­periore l'abitazione per la famiglia del fornaio, un'autorimessa ed un locale rustico collegati con un portico al fabbricato principale.

- Un fabbricato per dopolavoro, per Ufficio po­stale e telegrafico e per gli uffici di assistenza sociale, comprendente al piano terreno un'am­pia sala ad uso di cinematografo e sala di ritro­vo, i locali per l'Ufficio postale e telegrafico, i locali per i Sindacati, le Associazioni d'arma, ecc.; al primo piano le abitazioni per le fami­glie degli impiegati della Posta, del Telegrafo e del Dopolavoro; annesso un rustico, doppio di quelli sopracitati.

 

Nel villaggio fu incorporata, da­ta la sua precedente ubicazione, la scuola rurale del Murillo, di cui si è fatto cenno. Il fabbricato – ad un solo piano - comprendeva un'aula scolastica con gli accessori (gabinetto, bagno, doc­cia e ripostiglio) e, con ingresso a parte, l’abita­zione dell’insegnante.

Una torretta per il serbatoio dell'acqua dell'acquedotto locale e per la cabina elettrica completava il villaggio. L' approvvigionamento idrico fu assicurato trivellando un pozzo artesiano: l'acqua veniva pompata nel serbatoio della torretta, dalla quale partiva la rete idrica per la distribuzione dell’acqua a tutti i fabbricati. Gli edifici vennero dotati di recinzione metalli­ca, le aree dei cortili vennero alberate; in tutti i lo­cali, nei piazzali e nelle strade venne diramata la rete della illuminazione elettrica.

Le modeste linee architettoniche del villaggio - che fu solennemente inaugurato in occasione della costituzione della nuova Provincia di Littoria il 18 dicembre 1934 -  furono intonate allo stile del momento.

A differenza delle coperture a tetto e delle tinteggia­ture in rosso e grigio adottate negli altri villaggi, qui vennero messe in opera coperture a terrazza e tinteggiature in colori chiari ed uniformi. I pio­nieri videro a malincuore la sostituzione dei bei colori rosso e grigio, che erano divenuti come una loro bandiera, ma tali colori ritornarono poco dopo nel nuovo villaggio ad opera della Società dello Zuccherificio, che ivi costruì nel 1937 alcuni edi­fici tinteggiati in rosso vivo.

 

Il Villaggio di Littoria Stazione fu costruito senza la Chiesa, che pure, negli altri villaggi, era stata la fabbrica più importante.

Anziché dotare il villaggio di una Chiesa pro­pria, si pensò di provvedere al restauro della mo­numentale Chiesa di Tor Tre Ponti, in quanto situata in una zona abbastanza centrale rispetto all'intera estensione dei poderi sermonetani.

Questa chiesa, costruita sul finire del sec. XVIII dal Rappini[2] al tempo della bonifica di Papa Pio VI, era da lungo tempo lasciata in abbandono e si presentava in uno stato di squallore veramente deplorevole. A seguito dell'infierire della malaria, le abitazioni annesse alla chiesa erano state abbandonate e la chiesa sconsa­crata; essa veniva utilizzata dagli allevatori di be­stiame che avevano in affitto le riserve limitrofe, i quali vi ricoveravano gli animali e gli attrezzi agri­coli.

La Chiesa, di mole veramente notevole, sorgeva in un terreno di proprietà della casa prin­cipesca dei Caetani di Sermoneta. Il Consorzio di Bonifica espropriò l'insieme della chiesa e del ter­reno annesso, comprendendovi un’area fino alla Via Appia e destinata a dive­nire il futuro sagrato.

Il restauro costituì un'opera di notevole impe­gno, poiché l’edificio era, come si è detto, molto malandato: il tetto in rovina, gli infissi mancanti, le pareti ed il pavimento scrostati ed insozzati.

Sopra la Chiesa erano un piano ammezzato ed un primo piano, destinati al Parroco ed al sacrista, anche questi locali erano in uno stato di totale abbandono.

Il pregio architettonico dell'insieme e la natura dei restauri richiesero un lavoro paziente, accurato e coscienzioso, che fu dal Consorzio di Bonifica affidato all'Ingegnere Giovanni Castellucci da Ce­sena..

Il restauro riuscì ottimamente e la Chiesa venne nuovamente consacrata e aperta al culto il 17 Dicembre 1934, cioè il giorno precedente la istituzionedella nuova provincia di Latina. La solenne ceri­monia venne ufficiata dal Vescovo di Terracina, Mons. Leonardo Navarra.

Merita un particolare ricordo il per­sonale del Consorzio di Bonifica che ha parteci­pato alla direzione dei lavori del Villaggio di Lit­toria Scalo.

Il cantiere per la costruzione del Villaggio di Littoria­-Scalo venne diretto dallo stesso organo tecnico della Bonifica di Piscinara che aveva provveduto alla costruzione del villaggio operaio di Doganella

Capo del cantiere fu il Geom. Antonio Bàr­beri, l'assistente ai lavori murari fu il Signor Alfredo Benedetti, mentre la contabilità del cantiere venne tenuta dal Signor Ferdinando Giardini.

Le opere murarie vennero affidate agli Ingg. Na­rici e Corazza di Roma, i quali già nel 1931‑32 avevano costruito le scuole del Murillo e dell'Uc­cellara. Per tutti questi lavori i materiali vennero provveduti dallo stesso Consorzio di Bonifica, il quale, a mezzo della ferrovia elettrica di servizio, portò nei cantieri il pietrame ed il pietrisco della propria cava di Monticchio, la pozzolana delle pro­prie cave di Sessano ed i materiali vari dei propri magazzini di Sermoneta‑Scalo e del Quadrato (poi Littoria).

Il restauro della Chiesa di Tre Ponti venne ese­guito, come si è già detto, dall'Ing. Giovanni Castellucci, inquadrato nel Cantiere Lavori di Santa Fe­citola che aveva a capo il Geom. Ruggero Piemon­tesi. L'Ing. Castellucci si era gia reso benemerito nella bonifica di Piscinara per aver costruito, nel 1926‑27, alcuni fabbricati al centro del Quadrato, permanendo sul luogo in continuazione nonostante il pericolo della malaria e lo squallore dell'am­biente; egli si diceva in grado di affrontare le difficoltà del momento, avendone superate altre del genere in lavori precedentemente eseguiti nel Congo.



[1] Cfr. G. BORTOLOTTI, Come nacque il Borgo di Latina-Scalo, in: Economia Pontina, Latina, febbraio 1966

[2] L'ingegner Gaetano Rappini, da Bologna, fu incaricato da Pio VI - Papa Braschi - di progettare e dirigere i lavori di bonifica della Palude Pontina vera e propria, cioè territorio attualmente compreso nel perimetro del Consorzio della Bonificazione Pontina. Il Rappini operò in Agro Pontino dal 1775 al 1799.