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Influenza A H1N1

I sintomi, il contagio, i consigli utili se ci si ammala

 

I medici sono stati chiari: nessun allarmismo. E i dati, effettivamente, danno ragione ai sanitari. Dal 2 all’8 novembre, nel capoluogo pontino e in provincia, l’incremento degli affetti dal virus H1N1 è stato pari a 16 casi ogni mille abitanti. Per questo la Asl invita a non creare allarmismi e chiede ai cittadini la massima tranquillità e serenità in caso di sintomi che possano assomigliare a quelli della influenza «suina».

 

IL VIRUS

Finora si è dimostrato meno aggressivo di altri virus influenzali, tranne rari casi, ma molto contagioso. È un virus nuovo, quindi trova persone senza gli anticorpi per riconoscerlo. Gli anziani sono meno colpiti perché virus simili sono circolati in passato conferendo loro una parziale immunità. La mortalità del virus è decisamente bassa: dell’1-2 per mille, e la diffusione della malattia del 5-7 per cento (dati su scala mondiale).

 

IL CONTAGIO

La principale via di contagio è attraverso le goccioline di saliva emesse con starnuti e colpi di tosse. Le goccioline possono posarsi anche su maniglie e superfici, dove il virus si deposita. Ci si può contagiare con un bacio, bevendo dalla stessa bottiglia, fumando la stessa sigaretta. I luoghi affollati come metropolitane, autobus, cinema… Soprattutto negli ambienti caldi ed umidi, come palestre o piscine, il virus si sviluppa e si diffonde meglio. Buona regola è lavarsi di frequente le mani. Soprattutto dopo aver toccato superfici o oggetti che possono veicolare il virus. Viene vivamente sconsigliato stringersi le mani, altro veicolo adatto al propagarsi del virus. Altri consigli utili sono: coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce (e dopo lavarsi le mani); se si tossisce, meglio in un fazzoletto di carta in modo da poterlo buttare via; evitare di toccarsi occhi, naso e bocca, facili vie di entrata del virus; restare in casa se si hanno sintomi influenzali; evitare i luoghi affollati dove vi possono essere casi di malattia. Dal contagio ai primi sintomi, solitamente, passano da uno a quattro giorni, con una media di due. Le indicazioni internazionali suggeriscono di stare a casa sette giorni dall’inizio dei sintomi per evitare di diffondere il virus. Se ci si trova in un luogo affollato dove c’è qualcuno che starnutisce o tossisce, conviene tenersi a distanza di almeno un metro, non toccarsi occhi, naso e bocca e lavarsi spesso le mani.

 

I BAMBINI

Ai bambini che vanno a scuola è utile insegnare a lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, strofinandole bene. Il Ministero della Salute consiglia il vaccino per i bambini fino a 9 anni. I

 

SINTOMI

L’H1N1 dà sintomi identici a quelli dell’influenza stagionale: febbre, raffreddore, tosse, malessere generale, dolori ai muscoli e alle articolazioni, oppure disturbi gastroenterici come vomito o diarrea. Una forte difficoltà respiratoria unita a febbre alta e tosse sono il quadro clinico di una possibile polmonite virale. In questo caso è opportuno andare al pronto soccorso. In tutti gli altri casi, i medici sconsigliano di prendere d’assalto gli ospedali, dal momento che in questa maniera si rischia di infettare le persone in attesa, propagando in virus. Se ci si ammala, è corretto l’uso di antipiretici come aspirina o tachipirina per fare diminuire la febbre e sentirsi meglio. Una volta diagnosticata l’H1N1, si usano antivirali, come oseltamivir e zanamivir, prescritti dal medico di base, dal pediatra o in ospedale. Gli antivirali, comunque, sono efficaci se assunti entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi. Ma nella maggioranza dei casi l’influenza deve fare il suo decorso e non è necessario ricorrere agli antivirali. Vanno usati se ci sono sintomi gravi e in presenza di patologie che pongono a rischio (asma, insufficienze respiratorie, cardiopatie).

 

IL VACCINO

Il piano del Governo prevede che entro la fine di novembre le regioni ricevano quasi 4 milioni di dosi di vaccino. A essere vaccinati per primi saranno: donne al 2° e 3° trimestre di gravidanza e i soggetti da 6 mesi a 64 anni che fanno parte delle categorie a rischio perché immunodepressi o con altre patologie. 

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