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La Storia dell'Agro Pontino

La Bonifica Integrale (1928-1939)

 

Pietro Incardona 

 

Con Natale Prampolini prende avvio l'ultima bonifica che ha visto protagonisti, se così si può dire, in momenti e situazioni diverse, ma pur sempre determinanti, Pio VI prima e Pio IX dopo.

Questo tecnico concreto e poco avvezzo alla retorica ed alla adulazione tanto in voga in quel tempo, perseguì il suo programma, usufruendo, è d'uopo ammetterlo, dei vantaggi che il "regime" gli garantiva, sgombrandogli il campo da freni burocratici e resistenze politiche di varia natura.

Si provvede, così, alla realizzazione di strade di bonifica per circa 350 chilometri; alla costruzione di cantieri ed infrastrutture di servizio quali officine, magazzini e fabbricati per uffici, nonchè numerosi villaggi per operai (Doganella, Capograssa, Passo Genovese, Casale dei Pini, Cocuzza ); si concretizza la realizzazione di progetti importanti,  tra  i  quali  la  costruzione, lungo la tratta Roma -Napoli, della Stazione Ferroviaria Cupido (che più avanti si chiamerà Littoria Stazione); si conclude finalmente l'annosa diatriba, che aveva coinvolto le due bonifiche circa i tempi di attuazione dei lavori, con la rapida costruzione di tre collettori per l'area in destra del fiume Sisto, previsti nel progetto redatto dall'ingegnere GiovanBattista Pancini  e dallo stesso Prampolini.

Il primo di questi, denominato Canale delle Acque Alte,  ha origine dal Rio Sermoneta , raccogliendo via via, lungo la sua cadente, le acque provenienti dai bacini montani tramite il torrente Teppia , i fossi Cisterna  e Moscarello , sfociando a mare in località Foce Verde , dopo un percorso di 37,699 chilomeri. Durante questo percorso il canale accoglie, anche tramite un allacciante lungo 13 chilometri, le acque del fiume Astura, per liberare tutta la zona confinante con l'Agro Romano, vasta circa 27.000 ettari.   

Il secondo, detto delle Acque Medie, che ha origine dalle sorgenti del Ninfa, sfrutta in gran parte l'alveo, opportunamente ripristinato, dell'antico cavo di Rio Martino, per sfociare a mare tra i Laghi di Fogliano e dei Monaci dopo aver percorso 31,866 chilometri e ricevuto,   nel    suo    fluire,     le   acque      sorgive       pedemontane provenienteli, tra gli altri, dai fossi Vaccareccia, Teppia Abbandonato e Fuga degli Ebrei. 

Il terzo, ed ultimo, chiamato delle Acque Basse, dello sviluppo di circa 27 chilometri,trae origine dal fosso Truglio (località Cupido), a destra della linea ferroviaria Roma - Napoli, e convoglia a mare le acque, per lo più meteoriche, dei terreni bassi, dopo essersi immesso all'altezza della località "Congiunte" nel fiume Ninfa - Sisto, opportunamente ampliato e rettificato, sfociando in prossimità di Torre Olevola.

Il progetto prevede anche la sistemazione dei Laghi costieri Fogliano, Monaci, Caprolace e Paola, distribuiti fra l'attuale marina di Latina ed il promontorio del Circeo, in una zona compresa fra l'antica Duna Quaternaria ed i Tumoleti (duna marina), ampia non più di 2 chilometri.

I lavori di sistemazione riguardano il drenaggio del fondo (con esclusione del lago di Paola), al fine di realizzare una profondità ottimale, atta a scongiurare il proliferare della vegetazione palustre e a garantire una sufficiente ossigenazione delle acque, indispensabile per la sopravvivenza e lo sviluppo della fauna acquatica.

I materiali di risulta sono utilizzati per l'innalzamento dei terreni circostanti, onde evitarne i continui impantanamenti, mentre le sponde di alcuni laghi (Fogliano e Monaci) sono rivestite con pietrame, per proteggerle dal movimento erosivo delle onde, altri (Caprolace e Paola), invece, con piantagioni e fascinate.

Tutta la zona costiera viene dotata, tra il 1932 ed il 1934, di impianti idrovori di sollevamento (4), per garantire, anche in caso di alta marea o tempo burrascoso, lo scolo delle acque, che la limitata altezza della colmata non può garantire (altri due impianti verranno costruiti tra il 1948 ed il 1949).

Questi impianti montano pompe azionate da motori di potenza complessiva di 620 HP, capaci di una portata pari a 12.000 litri al secondo.

Per l'area a sinistra del fiume Sisto, corrispondente al comprensorio della Bonificazione Pontina (27.000 ettari), invece, fu attuato nel 1931 il Progetto di Massima redatto dall'Ingegner Leone Terzi.

Questo progetto affronta e risolve il secolare problema, che aveva da sempre frenato la bonifica dei Papi, ovvero la difficoltà di condurre a mare, per cadente naturale, una notevole quantità d’acqua, che stagnava in circa 15.000 ettari ad una distanza di 20 chilometri.

La soluzione la fornisce la tecnologia. Vengono costruiti, tra il 1932 ed il 1934, ben 12 impianti idrovori, dotati di pompe di sollevamento, azionate da motori che permettono, attraverso la canalizzazione preesistente e quella di nuova costruzione, di prosciugare l'intera area.

Fra questi impianti idrovori riveste una particolare importanza quello di Mazzocchio (inaugurato il 15 dicembre 1934), che asserve un'area di circa 9.000 ettari tramite sette pompe ad elica, con una portata ciascuna di 6.000 litri al secondo, azionate da motori di 560 HP.

Le acque del bacino di Quartaccio, affluenti in quest'ultimo impianto, per mezzo del canale Selcella, lungo 18 chilometri, vengono immesse, tramite un collettore di 1,5 chilometri, dopo essere state sollevate di due metri, nel fiume Ufente  e condotte a mare per cadente naturale, alla foce di Badino.

Gli altri impianti servono per il prosciugamento dei rimanenti 6000 ettari con una portata tra i 2.500/6.000 litri al secondo, assecondati da macchinari in essi installati di potenza complessiva pari a 2.500 HP. 

Si eseguono ulteriori opere idrauliche che interessano il fiume Amaseno-Portatore, nel suo tratto finale di circa 18 chilometri; si recapitano, nello stesso fiume, gli apporti di rii e torrenti in prossimità della città di Priverno, dopo averne adattato l'alveo alle nuove aumentate portate.

Al fine di garantire un più comodo trasferimento delle maestranze ed un più rapido trasporto dei materiali, sono realizzati, nell'area della Bonificazione Pontina, circa 250 chilometri di strade, che permettono il collegamento fra i diversi cantieri aperti per la realizzazione delle opere precedentemente elencate.      

Durante questi lavori, che della Bonifica Integrale costituiscono quella Idraulica , sono avviati anche quelli della cosidetta Bonifica Agraria  e Sanitaria .

Ma a questo punto è necessario fare un passo indietro per considerare i motivi che hanno spinto lo Stato ad intervenire in modo così determinato ed ampio.

Infatti, dopo oltre quarant'anni dalla Legge Beccarini del 1882, ed una lunga serie di ulteriori provvedimenti legislativi senza successo, nel 1923, la Legge Serpieri, e sopratutto il Testo Unico 215/1933  sulla Bonifica Integrale, che riordina tutta la materia di bonifica, scaturita a seguito della N.3134 del 24 dicembre 1928, detta anche Legge Mussolini, permettono un salto di qualità operativo.

La differenza qualitativa viene ottenuta attraverso la considerazione che solo portando l'uomo sul territorio bonificato ed ivi trattenendolo, con la ridistribuzione della terra e la realizzazione di una struttura insediativa equilibrata, si sarebbe posta la parola fine alla secolare sfida con la palude.

I tecnici della Bonifica si rendono, dunque, conto che non è solo sufficiente prosciugare i terreni, costruire canali e strade, ma occorre anche realizzare centri d’urbanizzazione, sia sparsi che accentrati, per accogliere quell'esodo di massa, che avrà il compito di mantenere viva la terra appena conquistata.

L'organismo cui è demandato questo compito è l'Opera Nazionale Combattenti, nata, nel 1917, come Associazione per assistere i reduci della Grande Guerra (1915-1918), ora mutata in Ente Statale per la trasformazione agraria del territorio dell'Agro Pontino.

Nel 1931 riceve (R.D. 28  agosto) i primi 18.000 ettari, che distribuisce ai coloni (ex combattenti ed altri) provenienti da gran parte d'Italia, ma sopratutto dal Friuli, Veneto ed Emilia Romagna.

Queste prime migliaia di ettari sono divise in unità poderali, che hanno una dimensione compresa tra i 5 ed i 30 ettari, su cui sorge un fabbricato rurale, comprendente, cucina, stanza da pranzo, magazzino, stalla del cavallo, stalla per i bovini, ed al piano superiore 4/5 camere da letto.  Nel cortile sono riuniti in un rustico, forno, pozzo, abbeveratoio, pollaio, porcile, concimaio e gabinetto di decenza. Il bestiame bovino viene assegnato in ragione di mezzo capo per ettaro.

Ogni gruppo di circa 100 famiglie fa capo ad un Borgo, che diventa il punto di riferimento della Azienda ed è posto, nella maggioranza dei casi, nel luogo ove prima sorgeva il cantiere di bonifica. Il collegamento tra loro è garantito da una rete stradale secondaria interpoderale che viene realizzata, per circa 500 chilometri, a seguito di una integrazione del Piano generale di Bonifica afferente le strade principali.   Questi Villaggi, che al termine dei lavori di bonifica saranno 14, prendono il nome di località che ricordano le imprese della Grande Guerra.

Tra il 1932 ed il 1939, l'Opera Nazionale Combattenti, realizza circa 3.000 poderi, sparsi in un'area di 55.000 ettari, che, nel frattempo, lo Stato le ha ulteriormente conceduto.

Oltre all'Opera Nazionale Combattenti provvedono all'appoderamento anche le Università Agrarie di Sermoneta, Bassiano e Cisterna, nonchè alcuni grandi proprietari terrieri privati.

Questi operano su un'area di circa 12.000 ettari. Le unità in questo caso sono superiori alle 400 unità ed hanno una estensione tra 8 e 20 ettari, anch'esse sono dotate di casa colonica, ma di dimensione più ridotta rispetto a quelle dell' Opera.

Gli assegnatari sono, per lo più famiglie locali, salvo che per gli appoderamenti di alcuni privati (Caetani e Galamini), dove sono allocati coloni provenienti dalle Marche, Umbria e Toscana.

In questo periodo, al fine di permettere la colonizzazione, si provvede ad eliminare la macchia attraverso un intenso disboscamento della stessa, soprattutto nella zona prossima alla costa, da cui è esclusa un'area di 3.300 ettari, che, nel 1934, viene riconosciuta come Parco Nazionale del Circeo. Tuttavia, appena tre anni dopo, nel 1937, lo Stato è costretto ad intervenire con un rimboschimento, causa i notevoli danni  prodotti  alle  colture  dai  forti  venti,  non  più  frenati  dalle vecchie foreste abbattute. Si realizzano, così, barriere frangivento che vedono impiantare in non più di 4 anni ben 1.155.000 alberi. 

Con il procedere della Bonifica Idraulica ed Agraria avanza anche quella igienica, o meglio Sanitaria, che interessa soprattutto il contenimento della malaria.

Questa malattia, la cui diffusione si fa risalire a circa il 200 a. C., per secoli, è stata attribuita ai miasmi nocivi, esalati dalle terre acquitrinose, quindi, legata indissolubilmente alla palude, finchè nel 1897 il medico inglese Sir Ronald Ross non scopre il parassita della malaria nello stomaco della zanzara anofele, che il Professore G.B. Grassi dimostrò, l'anno dopo, essere l'agente capace di inocularlo nell'uomo. Le ricerche ulteriori dei professori Celli  e Marchiafava, effettuate presso l'Ospedale di Sezze, permettono di approntare una prima vera ed efficace difesa dalla malattia. 

All'incirca nello stesso periodo (1905), la Croce Rossa Italiana inizia la cura dei malarici nel territorio pontino, istituendo le prime cinque "stazioni sanitarie", munite d’ambulatorio con armadio chirurgico, nelle località di Casal di Tornio, Foro Appio (oggi Borgo Faiti), la Botte (attuale Borgo Carso), Campomorto (mutato successivamente in Campoverde) e Pontemaggiore (sulla Via Appia nei pressi di Terracina).

In ogni stazione opera un ufficiale medico, coadiuvato da uno o più militi infermieri e cursori, addetti alla distribuzione del chinino, un antipiretico determinante nel trattamento della malaria.

Questo nucleo iniziale si estende rapidamente, tanto che le stazioni sanitarie, nel 1926, diventano 10 e garantiscono  la presenza  costante di personale nell'intero anno.

In questi anni hanno vita anche le Società per gli studi sulla malaria: la Scuola Pratica di Marialogia di Nettuno, le Stazioni Sperimentali e di Ricerca di Pontemaggiore (Terracina) e Sermoneta.

Nel 1923, nasce, infine, l'Istituto Antimalarico Pontino, che collabora con la Croce Rossa Italiana, la quale, comunque, con la sua poderosa organizzazione, dal 1930, affianca in maniera sistematica il lavoro dei

Consorzi di Bonifica e dell'Opera Nazionale Combattenti, che stanno realizzando i grandi lavori della Bonifica Integrale.

Con l'espandersi della bonifica, l'afflusso delle popolazioni che adesso si fermano nel territorio anche nel periodo estivo, costringe la Croce Rossa ad ampliare il numero delle Stazioni Sanitarie, che aumentano fino a tredici.

A causa di problemi finanziari, nel 1933, l'Istituto Antimalarico Pontino viene assorbito dalla Croce Rossa, che d'ora in avanti coordinerà  il sistema  sanitario nell' Agro Pontino.

La Bonifica Idraulica e la Bonifica Agraria hanno, dunque, prodotto quel   necessario   adattamento   dell'ambiente,  che  con  l'ausilio   del massiccio intervento sanitario in tutte le direzioni, ha permesso, in meno di 20 anni (1924-1941), di contenere la mortalità per malaria, che prima dell'avvento della "Bonifica" mieteva vittime nell'ordine del 35% della popolazione.

 

Le Citta' Nuove (1932-1939)

 

Durante la frenetica attività della Bonifica Integrale del territorio pontino, dopo il sorgere dei cantieri, dei villaggi ed, infine, dei Borghi, emerge la necessità di completare quella triade gerarchica che il sistema predilige : Podere - Borgo - Città.

Si vuole, in definitiva, assicurare al colono quelle moderne indispensabili comodità che aiutano a rendere la vita più agevole, assegnando ai nuclei urbani una accentuata e prevalente funzione assistenziale e rappresentativa, a favore degli abitanti delle campagne.

Si avvia, dunque, quel processo che porterà, in solo sette anni ad erigere cinque Città Nuove.

Nell'aprile del 1932, il Capo del Governo, Benito Mussolini, indica il luogo dove dovrà sorgere la prima Città Nuova dell'Agro Redento. Il 18 dicembre dello stesso anno, il Duce inaugura Littoria, che, nel 1934, verrà elevata al rango di Capoluogo di Provincia.

Dopo poco più di un anno, il 15 aprile 1934, è inaugurata la seconda Città Nuova, Sabaudia, la cui denominazione è chiaramente in onore della Casa Reale.

Seguono cronologicamente, nel 1935, Pontinia, nel 1936, Aprilia ed infine, nel 1939, Pomezia.

 

La Guerra e il Dopoguerra

 

La Seconda Guerra Mondiale investe la bonifica, appena compiuta,  con tutta  la  sua  violenza  distruttiva,  tra il 1941 e la  fine di maggio

1944, quando Latina, allora Littoria, viene liberata dall'Armata Alleata  Anglo-Americana.

In questi tre anni o poco più, le manutenzioni alle opere di bonifica cessano quasi del tutto, a causa della carenza cronica di mano d'opera, sottratta in continuazione dalla chiamata alle armi sia di tecnici che di operai.

Dopo l'8 settembre 1943, con l'armistizio e la costituzione della Repubblica Sociale, la bonifica è smantellata dai tedeschi con il conseguente allagamento di oltre 18.000 ettari di terreno.

Con il bombardamento navale, preparatorio allo sbarco nella notte tra il 21 e ed il 22 gennaio 1944, le forze Anglo Americane provocano ingenti danni alle città di Aprilia e Littoria e radono praticamente al suolo Cisterna.

La zona compresa tra il fiume Astura ed il Canale delle Acque Alte diventa teatro dello scontro più violento fra i due eserciti.

Canali, fosse e qualsiasi altra opera di bonifica, vengono interrite dai bombardamenti, si tramutano in trincee per i combattimenti, sono utilizzate come deposito di munizioni.

I danni sono talmente gravi che il ripristino dei manufatti si tramuterà, a guerra finita, in una seconda bonifica paragonabile, in taluni casi, a quella di Pio VI, dovendosi intervenire con "lo sfratto, il diserbo, lo smacchio e lo spurgo a pala".

Dopo questo lavoro di recupero i Consorzi riprendono il loro compito di esecutori di opere pubbliche su concessione dell'ex Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, della Cassa per il Mezzogiorno e della Regione Lazio.

Oggi si può considerare portata a compimento la definitiva sistemazione idraulica del comprensorio, salvo qualche ulteriore intervento complementare e di adeguamento tecnologico.

Tra l'altro, da alcuni anni, si è dato inizio alla costruzione delle opere irrigue, per consentire il perfezionarsi e l'accentuarsi del già cospicuo progresso, a vantaggio delle attività agricole.

All'incentivarsi del progresso agricolo si è accompagnata, oltre all'imponente incremento della popolazione, una generale evoluzione

in tutti gli altri settori, ivi compresi quelli dell'industria, del turismo e del terziario.         

Tutto ciò non deve, però, far abbassare la guardia perchè, come la storia ci ha insegnato, la "palude" è sempre in agguato ed approfitta del più piccolo momento di debolezza, per far sentire la sua forza.