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Parlano alcuni protagonisti della storia del Borgo!

a cura di Fortunato Iori

 

Gli anziani spesso descrivono gli eventi che si sono succeduti nei primi anni di vita del Borgo, per questo abbiamo pensato di raccogliere qualche testimonianza da alcuni di loro, per il momento abbiamo sentito Walter Granini, Giovanni Libralato, Rino Saggiorato e Luciano Zampa. Li ringraziamo molto per la loro disponibilità. Presentiamo una sintesi di quello che hanno riferito, ma senza mettere i loro nomi, anche se sarà poi facile collegare l’autore alla descrizione presentata. Avremmo il piacere, per il futuro, di ascoltare altre testimonianze da condividere con il resto degli abitanti.

 

Nato nel 1932, arrivato a Borgo San Michele a fine 1933 (nel podere 1052), dove ha frequentato anche le scuole elementari, allora i bambini frequentavano la scuola in divisa, il sabato si recavano, a piedi, a Borgo Isonzo per marciare con i Balilla. Ricorda che il nonno baffone pretendeva che tutti partecipassero alla messa domenicale, in famiglia erano diciotto, dopo la messa si faceva festa insieme.

Al tempo dell’armistizio ricorda una colonna di militari in arrivo che ha iniziato a mitragliare la sua casa, nell’occasione un militare tedesco, di cui ricorda ancora il nome Fritz Walter, gli ha sferrato un calcione nel fondo schiena, per cui ha avvertito dolore per almeno un anno. Successivamente, con la famiglia, sono stati sfollati a Borgo Vodice.

La prima festa patronale è stata fatta dopo la guerra. All’inizio ricorda che venivano organizzati diversi giochi popolari, fra cui il palo della cuccagna (che suscitava molto interesse e voglia di competizione), si organizzavano le squadre tenendo conto delle caratteristiche che dovevano avere i componenti: la sua squadra era composta da Chemello Ulderico, Walter Granini, Fiore Pattaro, oltre che da lui stesso.

C’era anche la gara della corsa in bicicletta intorno la piazza, durante la quale i partecipanti dovevano togliersi i vestiti.

La gara dell’oca veniva vinta sempre da Ulderico Chemello, era alto due metri ed essendo molto forte vinceva sempre la gara. Anche per la gara della pastasciutta il buon Ulderico Chemello, supportato dal suo possente fisico, sbaragliava tutti gli avversari.

Durante la festa patronale si divertiva molto a fare alcune scenette, imitava gli artisti sul palco, si prendeva sotto braccio la scopa e la usava come una chitarra. Qualche volta è stato anche chiamato sul palco e ricorda che in quelle occasioni quelli che giocavano a bocce si fermavano per vederlo. Qualche volta si vestiva da donna.

Veniva organizzata anche la corsa dei sacchi, la corsa degli asini, il tiro alla fune, la rottura delle pignatte.

Ricorda che diverse volte, lui e i suoi amici, hanno chiesto a don Pio la sua Topolino in prestito per andare al mare, qualche volta sono riusciti ad entrare nella stessa anche in dieci!

 

Ricorda nei suoi primi anni di vita che il locale del Gommista era utilizzato come sala per teatro.

Ci racconta un evento particolare che si è verificato quando andava a scuola: nei primi giorni di scuola la maestra aveva assegnato i posti agli alunni, dopo qualche giorno è arrivato un altro alunno e si è messo a reclamare con un compagno perché aveva occupato il suo posto, gli ha detto: “quello è il posto mio!”, il compagno ha risposto che quel posto gli era stato assegnato dalla maestra, ma lui ha ribadito:”sono quattro anni che occupo quel posto, quindi è mio!” (stava ripetendo l’anno per la quarta volta!).

Per quanto riguarda la festa patronale i suoi ricordi più piacevoli si riferiscono alle serate di musica in quanto lui ha sempre avuto la passione per il ballo. C’erano diversi giochi popolari, quelli più coinvolgenti e divertenti erano sicuramente il palo della cuccagna che ha sempre suscitato grande interesse, venivano costituite le squadre fra le persone più affiatate, nei primi anni fra i più accaniti ricorda Chemello Ulderico (detto Marucco), Rocco (Riccardo Giorgio), Luciano Zampa. Con Luciano la gente si divertiva molto, rideva a crepapelle, tanto da arrivare a dire prendetevi il premio! Fra gli altri giochi ricorda la corsa degli asini.

Il gioco dell’oca era uno di quelli per lui meno graditi.

Ricorda bene lo scavo delle fondazioni della scuola materna (i ragazzi si nascondevano nelle stesse e si sfidavano con le fionde) e la costruzione della stessa, avvenuta negli anni prima della guerra; già durante la guerra è poi iniziato il suo funzionamento.

Conserva un buon ricordo e molta stima del Maestro Silla Noal, un ragazzo per bene, sempre molto preparato e brillante e del padre, accanito fumatore (tanto che le unghie e le punte delle dita erano diventate nere!), che faceva il barbiere.

Al ritorno dopo lo sfollamento l’aspetto della piazza era desolante, c’erano solo i pini e la baracchetta della frutta e verdura.

Parla con enfasi della sua gioventù, sottolineando con piacere il fatto che partiva con gli altri giovani in bicicletta per andare al cinema, in quel periodo c’era notevole ristrettezza economica, l’aspetto positivo era costituito dal fatto che alcuni non avevano soldi e gli altri provvedevano a pagare per loro il biglietto. Il favore veniva comunque ripagato nelle occasioni successive quando si trovavano in situazioni modificate. C’era un buon legame fra loro, un vero spirito di gruppo!

 

La sua famiglia, composta da 7 persone, viveva a Borgo Faiti in uno stato di particolare povertà e spesso mancava anche il cibo.

Ha partecipato alla sua prima festa patronale a Borgo San Michele con un gruppo di amici di Borgo Faiti, scegliendo di partecipare alla corsa dei sacchi. Qualcuno lo aveva messo in guardia sulla rivalità fra gli abitanti di Borgo Faiti e quelli di Borgo San Michele, ma l’occasione per vincere un premio non doveva assolutamente essere sottovalutata: è partito ed ha vinto! Al termine della gara, soddisfatto per l’ambito risultato, si è visto circondato da un gruppo di persone, molto minacciose, di Borgo San Michele che volevano punirlo per la sua vittoria: Vista la mala parata ha preso una tavoletta di bicicletta per difendersi, per sua fortuna è arrivato poi un vigile che lo ha salvato dalla scomoda situazione.

Il giorno dopo è venuto ad abitare a Borgo San Michele, arrivato alle ore 16,15 è stata la svolta della sua vita! Finalmente la sua famiglia poteva vivere in una casa! Appena arrivato ha visto una rete ed ha iniziato a sistemarla, fino a quel momento aveva sempre dormito nella mangiatoia dei cavalli! Elvira Fortin si è subito prestata per offrire il suo aiuto in caso di necessità.

In occasione della festa patronale la mamma di Danilo Fortin provvedeva ai vestiti per tutti. Ogni volta che ha partecipato al palo della cuccagna ha sempre vinto, la sua squadra era composta da Danilo Fortin, lui, Chittaro e Renzo Cavallini. Nella sua prima “esperienza sul campo” ricorda che si è aggrappato con forza ai pantaloni di Danilo e li ha strappati fra le risate dei presenti.

Ha sempre messo il massimo impegno ai giochi popolari perché per lui era fondamentale vincere il primo premio che consisteva in premi di genere alimentare.

Ha raccolto anche la sfida della gara della pastasciutta, ma non è mai riuscito ad arrivare primo: purtroppo lui non era abituato a mangiare molto…

Fra gli altri partecipanti ricorda Amoriello, a cui si sentiva particolarmente legato.

E’ sempre stato molto appassionato ai giochi popolari, per tutto il periodo in cui ha offerto la sua collaborazione al Comitato si è distinto in modo particolare nella cura che metteva per l’organizzazione dei giochi popolari (l’ha fatto per moltissimi anni, potrebbe essere quello che se è dedicato per il periodo più lungo alle attività del Comitato).

Secondo lui bisogna continuare a fare la festa, chiedendo l’offerta agli abitanti del Borgo. La festa viene una volta l’anno e va fatta come si deve: servono anche le bancarelle, senza non sembra una vera festa.

Si potrebbe animare una serata con qualche iniziativa tipo la corrida, cercando di coinvolgere gli abitanti del Borgo, i bambini.

Nella sua attività professionale è entrato in contatto con tantissime persone, praticamente tutti gli abitanti di Borgo San Michele sono passati da lui per farsi sistemare le scarpe, sono venute comunque persone da tutte le parti: Borgo Faiti, Latina, San Donato, Sabaudia ecc.

 

Arrivato a Borgo San Michele nel 1933, al podere 995, dove tutt’ora risiede, ricorda molte baracche di legno dove venivano alloggiati gli operai che stavano realizzando la bonifica: dalle scuole elementari al canale Acque medie, nel podere Dolo, dove alloggiavano circa 2.000 operai, mentre nella zona retrostante l’attuale farmacia c’erano altre baracche utilizzate solo dai dipendenti del Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino. Le stalle dei poderi, nei primi anni, dovevano essere utilizzate in modo comune: ogni due poderi una stalla veniva destinata alle mucche dei due poderi e l’altra doveva essere disponibile per ospitare gli operai impegnati nei lavori di bonifica del territorio.

All’inizio la cura religiosa era affidata a don Torello, veniva a Borgo san Michele una volta a settimana, il martedì e portava caramelle per tutti. Quando arrivava c’era tanto entusiasmo che nel suonare la campana si rovesciava e lui si arrampicava sulla grondaia per raddrizzarla.

La chiesa parrocchiale è sempre la stessa, nei primi anni non c’erano molti abitanti, ma erano tutti presenti alle celebrazioni e in alcune occasioni c'’erano molte persone fuori della chiesa, si partecipava sia alla messa che al vespro pomeridiano.

Ricorda che una persona arrivava sempre in ritardo e, per questo, veniva rimproverata da tutti.

Il primo parroco stabile ha acquistato la statua di Cristo morto con le offerte in natura dei parrocchiani: ognuno metteva quello che poteva: grano, granturco, polli, conigli ecc. In occasione della prima processione ha chiesto di trovare otto persone per un compito importante che poi avrebbe assegnato: i fedeli presenti rimasero colpiti dalla Statua del Cristo Morto portata in processione.

La prima festa patronale è stata solo religiosa, è stata acquistata carta e spago e le donne si sono ingegnate a preparare le bandierine in modo da avere un decoroso addobbo per la processione. Successivamente sono state fatte poi feste anche con i giochi popolari: il palo della cuccagna, la corsa ai sacchi, la corsa con gli asini, la rottura delle pignatte, il gioco dell’oca. Tutti i giochi richiamavano molta attenzione, si formavano le squadre ed i partecipanti mettevano un grande impegno per vincere.

La processione era comunque molto partecipata, il numero dei fedeli è sempre stato elevato.

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